5 maggio 1999
Cari ragazzi della V b,

                           Eccomi qua di nuovo. Adesso mi avete visto, sapete che non sono un’invenzione della maestra Maria Vittoria per farvi lavorare di più. 
Adesso finalmente avete le mie foto da attaccare al tabellone, incluso l’orecchio verde ed il buco nella testa (quello che ha scoperto mia nipote Sara guardandomi i capelli). 
E’ finito allora il mistero? Chissà, forse no. Forse non sono quello che ho detto di essere. Forse sono veramente un ispettore inviato dal provveditore per controllare che cosa combina la Vb di cui si chiacchiera molto. 
In ogni caso io nascondo ancora tante cose. Ed anche voi, immagino. 

Nella mia precedente lettera collettiva mi lamentavo che non avevate fatto i compiti assegnati. Molti di voi mi hanno risposto che invece vi siete dati da fare. Intanto c’è il famoso dossier nero con gli anelli in cui inserire tutti i fogli che riguardano lo zio Lucio. Da quando l’ho saputo sono un po' preoccupato. Non vorrei che il dossier andasse ai Servizi Segreti. 
Questo per cominciare.

 Adesso divento serio. Anzitutto confesso che mi sono commosso. Anche se a casa avevo un po' le ossa rotte perché mi siete saltati addosso. Mi ha commosso la canzone che avete imparato apposta per me. A proposito, chi era che stonava? 
La torta di cioccolato deve essere stata buona. Infatti io non ne ho assaggiato neanche una fetta piccola piccola, perché è subito sparita. Dell’altra torta mi è andata la briciola che ho mangiato per traverso. Però dev’essere stata buona anche lei. 

Sto leggendo il libro che mi avete regalato. Mi piace anche perché, dato quello che succede in Kosovo, la storia potrebbe benissimo essere avvenuta a Pristina invece che a Varsavia. Mi ha colpito poi come il bambino riesca a preoccuparsi di cosa sarebbe successo al suo  piccolo topolino proprio mentre deve essere preoccupato per sé stesso, per il papà e per il vecchio amico di casa. Le tragedie ci colpiscono non tanto e non solo per la nostra sorte, ma per quella di tutti gli esseri che amiamo. Ed un bambino può amare con la stessa intensità il suo cagnolino, il suo bambolotto, il suo giocattolo preferito. Non per niente lui li vede come esseri animati, gli parla, immagina di sentire le loro risposte. Mi sembra quindi che il libro renda  bene la visione del mondo che ha un bambino. E quindi che possa essere utile anche per i grandi che vogliono capire i piccoli. Avete indovinato a scegliere quel libro.

Ho risposto alle vostre lettere. Tutti mi parlate del Kosovo. A tutti ho cercato di rispondere, credo senza dare soddisfazione a nessuno. Non è colpa mia. Sul Kosovo, anche il papa ne sa quanto voi. Ho cercato di non ripetermi nel parlare del Kosovo nelle varie lettere. Potreste però verificare se è proprio così. Perché non fate una copia delle lettere, ritagliate la parte del Kosovo e incollate tutto insieme? Chissà cosa ne viene fuori! Comunque potreste controllare se mi sono ripetuto o no. In ogni caso scoprirete come si può scrivere molto su cose che non si capiscono. 

Qualcuno di voi si è lamentato che vi ho dato il mio libro del pappagallo del capitano solo in inglese. Ma voi non conoscete l’inglese come se foste nati ad Oxford? 
Se mi sono sbagliato, e per quei pochi di voi che non hanno capito proprio tutto quello che c’è scritto nel testo inglese, vi mando alcune copie del libro in italiano. Potete disfarne una copia e ripartivi le varie storie. Sono una indipendente dall’altra, salvo per il fatto che il pappagallo alla fine di ognuna deve dire qual è il proverbio che si addice alla storia. Potete leggere assieme l’introduzione che spiega questo strano fenomeno, poi ognuno di voi una storia.

La prossima volta che vengo a portarvi la corrispondenza, mi metto barba e baffi finti. Se no, adesso che la mia fotografia è sul cartellone (c’è già immagino) la bidella mi riconosce e mi lega alla sedia ubbidendo ai vostri ordini spietati.

Avete riscritto la storia complicata?  Potrebbe diventare un best seller. Comunque io rinuncio fin d’ora ai diritti d’autore (sapete immagino cosa siano) per il mio contributo.

Come va la tremarella per gli esami? Corrono voci che da voi siano particolarmente cattivi gli insegnanti. Pare che uno od una di loro segni su un tabellone tanti omini quanti sono quelli che ha bocciato. Sapete, proprio come fanno i top gun che segnano sulla carlinga dell’aereo tutti quelli che hanno abbattuto. Si salvi chi può. E’ un tabellone più fitto del vostro cicloso (grazie per aver pensato di illustrare con la poesia di Piumini sulla bicicletta le mie avventure di quando avevo la vostra età e mi occupavo di riparare le gomme delle bici) che ho attaccato alla parete del mio studio. 
 

Ciao ragazzi. 

zio Lucio